La questione dei gusti ereditari è da qualche tempo una domanda alla quale non so dare sempre la stessa risposta. Cosa sono i gusti ereditari? Sono ancora validi nella nostra età adulta?
Musicalmente parlando, la mia generazione è cresciuta ascoltando degli artisti di cui non abbiamo minimamente dubitato in quanto a bravura e talento, fino a quando magari in anni recenti, in un contesto non sempre serio e con diritto di replica, qualcuno ci ha fatto notare che no, che “si può vivere bene anche senza quell’allegro stornelletto” e “quanti danni ha fatto la disco music“.
A me è successo che più di una persona mi abbia schernito per ascoltare volentieri alla radio Rod Stewart. Mi sono state fatte critiche poco approfondite con quel genere di superiorità che adotto anche io quando penso a tutto quel marrone di moda negli anni settanta: no way.
Eppure Rod Stewart è uno dei capisaldi da viaggio in macchina dei miei genitori e io non me lo questiono. Un altro è Elton John, checché loro stessi se ne siano smarcati in epoche più recenti, proprio dopo un mio post estivo.
La cosa è andata così: durante una videochiamata con mia madre, dopo aver letto il post in questione, mi rimprovera di aver scritto che lei e papà ascoltavano Elton John. “Scrivi che vi abbiamo trasmesso anche musica più potente, più eternamente bella”. Fa capolino mio padre e comincia a sciorinare una serie di nomi, che riporto fedelmente: Pink Floyd, Neil Young, Emerson, Lake & Palmer, De André, James Taylor e mia madre in parallelo: Santana, Queen, Battisti, Carole King, Led Zeppelin, “ma mettici pure i Beatles, ti ricordi che ti ho sempre detto che quando è morto John Lennon tu stavi per compiere un anno e io ho pianto tanto quel giorno”.
Riporto tutto questo probabilmente per un senso di dovere verso i miei genitori. Per sentirmi anche un po’ giornalista in questa questione. La metà degli artisti che ho elencato qui sopra non mi sono sconosciuti, ma non sono nemmeno fra quelli che ascolto di più. Adoro Carole King, i Queen e i Pink Floyd, ma il resto, anche se lo associo a qualcosa di famigliare, di trasmesso con affetto, non appartiene ai miei capisaldi.
A differenza della mia generazione (i nati negli anni 70), i miei genitori non hanno evidentemente ricevuto un bagaglio musicale transgenerazionale. Voglio dire, i miei nonni non ho idea di cosa abbiano trasmesso ai loro figli, a parte mia nonna paterna che cantava Nilla Pizzi… Mio papà e mia mamma si sono appropriati delle band che spopolavano in quegli anni ruggenti e con quello ci han cresciuto, a me e mio fratello. Con mia sorella è già diverso, perché eravamo già più grandi noi e c’è stata una sorta di commistione fra i nostri gusti di quel momento e i gusti dei miei genitori, sempreverdi. È in questa epoca che in casa si sono fatti largo i Nirvana, Elio e le Storie Tese, i Red Hot Chili Peppers, i Modena City Ramblers, fra altri.
Dai primi mesi di vita di E. mi sono spesso interrogata sui capisaldi musicali, dei miei genitori e i miei, per cercare di elaborare una lista di brani imprescindibili da trasmettere a lui e sua sorella.
Il modo di vivere la musica però è cambiato moltissimo nel frattempo. L’accesso alle canzoni e l’esposizione a gusti di terzi sono molto diversi dall’uso del mangiadischi dove io inserivo i dischi dello Zecchino d’Oro o del mangiacassette di mio fratello dove ascoltavamo Bob Marley (che i miei non hanno annoverato, però lo ascoltavamo con loro anche in macchina).
Oggigiorno i miei figli hanno orecchio specialmente per il reggaeton invece che per il reggae, creando un divario e un disagio notevole con quello che vorrei che ascoltassero. Sulle canzoni che E. e T. ricordano e che sono abbastanza tamarre hanno influito la scuola (incredibile ma è così), le hits delle vacanze negli hotel che abbiamo frequentato e le radio di fondo in piscine e spiagge varie. Il mezzo con il quale ascoltano musica con noi è principalmente You Tube, oltre alla radio in cucina qualche sera. Noi come genitori stiamo cercando di crescerli senza divieti musicali, ma facendo passare anche la nostra buona musica; E. è anche stato probabilmente uno degli spettatori più piccoli del concerto di Beirut e dei Radiohead al Primavera Sound del 2016 e T. ha assistito nella mia pancia al concerto di Jamiroquai del Cruilla del 2017. È inevitabile però vedere come in ogni generazione confluiscono mode e stili che come genitori non possiamo anticipare, ma nel fondo è proprio questo il suo bello (reggaeton a parte).