Di cattivo gusto come uno scherzo di Carnevale, oggi, in piena pandemia mondiale si svolgono le elezioni politiche in Catalogna. Essendo italiana residente all’estero, queste elezioni non mi vedono chiamata a votare, visto che posso esercitare il diritto di voto solamente nelle elezioni comunali. Sono però coinvolta dall’evento, oltre che per attenderne i risultati (fra qualche ora), anche perché credo che rappresenti una circostanza più unica che rara nel panorama europeo.
Per votare, in Spagna, esiste la possibilità di farlo attraverso il voto postale, che signifca che la propria preferenza politica si può inviare fino ad alcuni giorni prima del giorno delle elezioni. Lo scrutinio di questi voti si computa a fine giornata elettorale, mentre solamente il voto postale dei residenti all’estero è contabilizzato nelle successive ventiquattro ore, per evidenti ragioni logistiche. Solo in questo ultimo aspetto, il voto per posta ha qualcosa in comune con quello degli italiani all’estero, che io appunto esercito da tanti anni.
Il voto per posta è una comodità notevole, specie quando le elezioni si svolgono nella bella stagione, visto che permette di passare la domenica fuori città senza l’obbligo di recarsi alle urne o di prima mattina o poco prima che il seggio chiuda. È inoltre indispensabile per chi quel giorno lavora, o deve subire un’operazione oppure malauguratamente è impossibilitato a recarsi alle urne, per esempio gli studenti Erasmus.
In questo momento in cui ci ricordano costantemente che gli assembramenti è meglio evitarli, che le code al supermercato dobbiamo farle rispettando i segni sul pavimento, che la popolazione a rischio dovrebbe uscire il meno possibile, il voto postale è l’opzione più sicura. È stato quindi la scelta di molti, moltissimi elettori, che non se la sono sentitti di esporsi a un possibile contagio. Questo però ha provocato assembramenti e code lunghissime negli Uffici Postali, che negli ultimi giorni a disposizione degli elettori hanno calcolato una richiesta del voto postale del 350% in più rispetto alle anteriori elezioni, nel 2017.
Tuttavia, una gran parte della popolazione ha scelto comunque di esprimere il proprio voto presenzialmente, magari perché gli assembramenti in posta erano simili o peggiori di quelli che si sarebbero aspettati nella giornata elettorale.
Sono inoltre sorti alcuni dubbi di natura etica sul fatto se fosse giusto far uscire di casa i positivi di covid-19 che non avevano potuto (o anche voluto) richiedere il voto per corrispondenza. Dopo molte incertezze la Generalitat catalana ha così risolto: al mattino si è data preferenza alle categorie a rischio (anziani, malati cronici etc), dalle 12:00 alle 19:00 il resto di adulti sani, dalle 19:00 alle 20:00 i positivi che volevano votare. I componenti del seggio elettorale, che sono scelti fra tutta la popolazione maggiorenne e che solo in casi più che giustificati possono rinunciare all’incarico, dovranno indossare tutte le protezioni in dote al personale sanitario delle terapie intensive per poter ricevere quest’ultima categoria di elettori.
Come dire, il peggior scherzo di Carnevale…